NAPOLI. Ieri mattina il giudice Rosamaria De Lellis ha condannato Giovanni Rendina a 30 anni di reclusione per l’omicidio del sovrintendente Domenico Attianese, avvenuto quasi 38 anni fa durante una rapina alla gioielleria Romanelli nel quartiere Pianura. Rendina è stato ritenuto responsabile insieme al complice Salvatore Allard, già condannato alla stessa pena.
La condanna di Rendina è arrivata dopo un processo con rito abbreviato e è stata preceduta dalla richiesta della procura di 30 anni di carcere per entrambi gli imputati. Il giudice ha inoltre disposto una perizia psichiatrica per Rendina, che ha stabilito che era capace di intendere e volere al momento dei fatti.
La figlia del poliziotto ucciso, Carla Attianese, ha dichiarato che la sentenza ha restituito un minimo di serenità alla famiglia e ha ringraziato i colleghi del padre, il procuratore capo Nicola Gratteri, il pm Maurizio De Marco e il suo avvocato, Gianmario Siani. Siani, avvocato di parte civile, è il nipote del cronista del “Mattino” Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra nel 1985.
L’omicidio di Domenico Attianese era già stato oggetto di un procedimento penale nel 1996, che si era concluso con l’assoluzione degli imputati. Tuttavia, nuove prove scientifiche hanno portato all’arresto di Rendina e Allard, entrambi con precedenti penali per reati simili. Resta ancora da individuare il terzo uomo del commando.
La sentenza ha portato un po’ di giustizia per la famiglia di Domenico Attianese e ha dimostrato che nessuno sconto verrà concesso ai responsabili di un gesto così vile. Ora si attendono i successivi gradi di giudizio per fare piena luce su questa tragica vicenda.