Le condizioni disumane nel carcere di Bellizzi: una situazione critica denunciata dai rappresentanti della Camera Penale Irpina e dall’associazione Nessuno tocchi Caino durante una visita alla casa circondariale. Le carenze idriche e l’emergenza sanitaria sono al centro del dibattito che ha coinvolto diversi attori istituzionali e della società civile.

La presidente Rita Bernardini ha evidenziato la mancanza di acqua nel carcere, nonostante la provincia di Avellino sia ricca di questa risorsa. La situazione è paradossale, con detenuti che vivono in condizioni disperate e che non ricevono le cure necessarie. La carenza d’acqua, in particolare, peggiora ulteriormente le condizioni di vita dei detenuti, soprattutto durante i mesi estivi.

Anche il presidente della Camera Penale, Gaetano Aufiero, ha sottolineato le condizioni disumane in cui sono ristretti i detenuti nel carcere. Celle sovraffollate, sporcizia e mancanza di igiene sono solo alcune delle criticità riscontrate durante la visita. Aufiero ha evidenziato la necessità di rispettare i principi di umanità sanciti dalla Costituzione e ha denunciato la lontananza di questa realtà dai principi di civiltà giuridica.

Sergio D’Elia ha evidenziato il degrado strutturale e generale della sezione di isolamento, dove si trovano persone con dipendenze da sostanze o gravi problemi mentali. Propone soluzioni alternative per garantire un trattamento più umano a queste persone.

Il deputato Michele Gubitosa ha proposto la realizzazione di case di comunità per il reinserimento sociale dei detenuti con pena residua fino a 12 mesi, al fine di decongestionare il sovraffollamento carcerario. Ha sottolineato l’importanza del reinserimento lavorativo per abbattere la recidiva.

La situazione nel carcere di Bellizzi è allarmante e richiede interventi urgenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e migliorare le condizioni di vita all’interno della struttura. La società civile e le istituzioni devono collaborare per trovare soluzioni concrete e garantire un trattamento dignitoso a tutte le persone ristrette nella casa circondariale.

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