La notte del 23 novembre 1980 è stata una delle più tragiche nella storia dell’Italia. Un terremoto di magnitudo 6,9 ha colpito l’Irpinia e il Vulture, causando la morte di 2.914 persone, il ferimento di 8.848 e lo sfollamento di 280.000 individui. Case, chiese e interi paesi sono stati rasi al suolo in pochi secondi, lasciando dietro di sé solo macerie e disperazione.

La devastazione si è estesa su otto province, coinvolgendo 679 comuni e danneggiando il 74% di essi. La Campania, la Basilicata e parte della Puglia sono state dichiarate zone terremotate, con 687 comuni ammessi alle provvidenze per la ricostruzione. I danni economici sono stati enormi, con investimenti stimati in 30 miliardi di euro, una cifra che, considerando l’inflazione, assume proporzioni ancora più spaventose.

Dopo 44 anni, la paura e il dolore di quella notte rimangono vividi nella memoria di chi ha vissuto quel terribile evento. Le lacrime tornano agli occhi di coloro che ricordano quegli interminabili ottanta secondi di terrore. Persone in pigiama si sono ritrovate per strada, cercando rifugio al mare o negli stadi, mentre la terra tremava e gli edifici crollavano intorno a loro.

La mancanza di una rete di soccorsi adeguata ha reso ancora più drammatica la situazione, con tanti morti e feriti da soccorrere in condizioni estreme. La notte che trema è stata definita da molti, riassumendo in poche parole l’orrore e la disperazione di quella terribile notte di novembre.

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