L’inchiesta sul clan Marsicano a Napoli ha portato alla luce due estorsioni particolari ai danni di gestori di piazze di spaccio a Pianura. Grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche, gli investigatori sono riusciti a individuare i presunti responsabili e le vittime, tra cui Salvatore D’Anna e Vitale Luongo. In particolare, è emerso che Emanuele Marsicano, detenuto nel carcere di Tolmazzo, avrebbe minacciato D’Anna di far saltare in aria la sua casa se non avesse pagato una somma di denaro.

Per questo reato è indagato solo Marsicano, mentre un’altra contestazione coinvolge diversi membri del clan. Secondo gli inquirenti, il gruppo avrebbe costretto un presunto trafficante di droga a versare un “pizzo” settimanale per mantenere aperta la piazza di spaccio. Anche Vitale Luongo sarebbe stato vittima di estorsione da parte di altri membri del clan.

La somma richiesta alle vittime variava da 400 euro a 2-3mila euro a settimana, a seconda dei casi. La minaccia di interrompere il traffico di droga ha spinto le vittime a pagare per evitare ritorsioni. Inizialmente coinvolto nell’indagine, Antonio Gaetano è stato escluso a causa della sua morte.

Questa indagine ha portato alla luce le pratiche criminali del clan Marsicano e ha permesso di mettere sotto accusa i responsabili delle estorsioni. La lotta alla criminalità organizzata è un obiettivo prioritario per le forze dell’ordine, che continuano a lavorare per contrastare queste attività illegali e proteggere la cittadinanza.

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