Gelsomina Verde, una giovane vittima innocente della camorra

La storia di Gelsomina Verde è una storia di ingiustizia e violenza, una storia che ha segnato profondamente la sua famiglia e tutta la comunità di Scampia. Sequestrata, interrogata per ore e infine uccisa dai killer del clan Di Lauro perché non rivelò il volto del boss rivale Gennaro Notturno, Gelsomina è diventata simbolo di innocenza sacrificata sull’altare della criminalità organizzata.

Vent’anni dopo la sua morte, la famiglia di Gelsomina lotta ancora per ottenere il riconoscimento del suo status di vittima innocente. Oggi, dinanzi al gup del tribunale di Napoli Valentina Giovanniello, è iniziato il processo a due dei presunti killer della giovane, un passo importante verso la verità e la giustizia.

La ricostruzione degli investigatori, basata sulle rivelazioni dei pentiti di camorra e su prove concrete, ha portato alla luce i dettagli dell’efferato omicidio di Gelsomina Verde. Due uomini, Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, sono accusati di aver partecipato all’uccisione della giovane, scortando l’auto con a bordo il terzo uomo armato che ha compiuto il gesto fatale.

Gelsomina, che frequentava la casa della famiglia Notturno per motivi di lavoro, era stata scelta come obiettivo dai Di Lauro per il suo presunto legame con il boss rivale. In realtà, la giovane non conosceva il volto del criminale, ma non fu creduta e pagò con la vita la sua innocenza.

Oggi, la prima udienza del processo è stata rinviata a giugno a causa di un difetto di notifica, ma la famiglia di Gelsomina non si arrende. Continua la battaglia per ottenere il riconoscimento del suo status di vittima innocente di camorra, una battaglia che coinvolge anche la Corte Costituzionale.

Gelsomina Verde è morta per non avere collaborato con la criminalità organizzata, sostengono i suoi familiari. La sua memoria vive attraverso la lotta per la verità e la giustizia, una lotta che non si fermerà finché non sarà fatta piena luce sulla sua tragica fine.

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