Il delitto d’onore del clan Licciardi: il caso di Salvatore Esposito

Salvatore Esposito, noto come “Totoriello”, ha commesso un grave errore quando ha deciso di iniziare una relazione extraconiugale con la moglie di Giovanni Licciardi, figlio di Gennaro Licciardi, fondatore dell’Alleanza di Secondigliano, un clan della malavita napoletana. Questo gesto gli è costato la vita, poiché sarebbe stato ucciso a colpi di pistola per ordine dei Licciardi e poi sciolto nell’acido per nascondere le sue spoglie.

Il delitto risale al 27 settembre 2013 ed è stato scoperto dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli grazie ad una conversazione intercettata durante un’altra indagine. Tre dei quattro mandanti dell’omicidio, Paolo Abbatiello, Gianfranco Leva e Raffaele Prota, sono stati arrestati, mentre il quarto, Giuseppe Simioli, collaboratore di giustizia, non è stato arrestato ma sarà comunque giudicato per l’omicidio.

Esposito sarebbe stato attirato in trappola e ucciso nella zona delle cave di tufo di Chiaiano. Ad eseguire gli ordini dei mandanti sarebbero stati Carlo Nappi, Crescenzo Polverino, Giuseppe Ruggiero e Alessandro De Luca, tutti già in carcere per un altro omicidio. La tecnica adoperata per far sparire il corpo, ovvero lo scioglimento nell’acido, è stata la stessa usata dalla mafia siciliana nel 1984 per distruggere i cadaveri di alcune vittime.

Il delitto è stato definito come un “delitto d’onore” dal clan Licciardi, ma non giustifica comunque l’omicidio di una persona. La giustizia ha fatto il suo corso e i responsabili sono stati arrestati e giudicati. La malavita non deve avere spazio nella nostra società e occorre continuare a combatterla con ogni mezzo possibile.

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