La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da G.G., ex direttrice dell’Ufficio Postale di San Tammaro, condannandola al pagamento delle spese processuali e a una sanzione di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La donna era stata accusata di aver rubato oltre 600mila euro, utilizzando firme falsificate di clienti ignari e trasferendo le somme sul suo conto tra ottobre 2020 e giugno 2023. Successivamente, nel settembre 2023, era stata licenziata.

La difesa aveva presentato ricorso contro due ordinanze del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che le imponevano il divieto di dimora nella provincia di Caserta e l’obbligo di presentarsi alla Polizia Giudiziaria quotidianamente. La difesa sosteneva che non c’erano rischi di ripetere i reati e che le misure cautelari erano eccessive.

Nonostante la difesa non avesse richiesto un’udienza orale, la Corte ha ritenuto il ricorso infondato. È stato sottolineato che il Tribunale di Napoli aveva correttamente considerato il rischio di inquinamento delle prove, visto che la donna aveva cercato di influenzare le vittime per evitare che fornissero informazioni alla Guardia di Finanza.

La sentenza della Cassazione ha evidenziato la gravità e la ripetitività delle frodi commesse dalla ex direttrice delle Poste, sottolineando il suo pericolo e il rischio di nascondere i proventi illeciti, mai ritrovati. Per questo motivo, la Corte ha respinto il ricorso, condannando la donna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende.

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