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Il bracconaggio è un fenomeno che ha radici profonde nella storia e riguarda la caccia illegale di fauna selvatica. In origine, durante periodi di povertà o difficoltà economiche, il bracconaggio rappresentava una fonte di sostentamento per molte comunità, specialmente nelle aree rurali. La caccia illecita era un modo per procurarsi cibo, pelli e altri materiali necessari alla sopravvivenza, e spesso si giustificava come una forma di resistenza ai divieti imposti dai proprietari terrieri o dall’aristocrazia, che avevano l’esclusiva sui terreni e la fauna. Tuttavia, con il passare del tempo e l’evoluzione della società, il bracconaggio è diventato un fenomeno distruttivo per gli ecosistemi e ha messo a rischio la biodiversità.

In Italia e nell’Unione Europea, il bracconaggio è considerato un reato ambientale grave. La normativa italiana prevede, attraverso la legge n.157/1992, la regolamentazione dell’attività venatoria e la tutela della fauna selvatica. La legge stabilisce severe limitazioni ai periodi e alle modalità di caccia, imponendo pesanti sanzioni per chi non rispetta le norme. Le pene per il bracconaggio variano a seconda della gravità del reato e possono includere sanzioni amministrative, multe e, nei casi più gravi, la reclusione. Alcune specie di animali sono protette in modo specifico, e il loro abbattimento comporta conseguenze legali particolarmente severe.

A livello comunitario, l’Unione Europea ha introdotto normative molto rigide per contrastare il bracconaggio, principalmente attraverso la Direttiva Habitat (92/43/CEE) e la Direttiva Uccelli (2009/147/CE), che prevedono la tutela delle specie di flora e fauna a rischio di estinzione e l’istituzione di aree protette. Il regolamento europeo CITES (convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), svolge un ruolo importante nel prevenire la vendita illegale di specie animali cacciate illecitamente. Questo regolamento impone agli Stati membri di vigilare sul commercio di determinate specie, prevedendo anche sequestri e sanzioni per chi viola le norme.

Tra le attrezzature vietate per il bracconaggio, vi sono trappole, reti e strumenti non selettivi che possono causare sofferenze o uccidere indiscriminatamente gli animali. L’uso di veleno, esplosivi, armi automatiche o semiautomatiche e luci artificiali è severamente vietato, poiché può compromettere l’integrità delle popolazioni animali. Anche l’uso di richiami acustici e mezzi di visione notturna è proibito, poiché altera il comportamento naturale della fauna e aumenta il rischio di depredazione di specie protette.

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