La vicenda di Alessia Pifferi, la donna che ha ucciso la figlia di un anno e mezzo, Diana, lasciandola sola in casa per sei giorni, continua a suscitare sconcerto e indignazione. La confessione della donna, trasmessa nel programma tv Quarto Grado, ha rivelato la sua disperazione e la sua incapacità di comprendere la gravità della sua azione. Pifferi ha dichiarato di non aver pensato che Diana potesse morire, ma di aver immaginato un malore dovuto ad altro. La relazione psichiatrica sulla donna ha evidenziato un grave ritardo mentale, paragonabile a quello di una bambina di sette anni. La sua difesa ha sottolineato l’abbandono in cui la donna è vissuta, senza l’aiuto della famiglia e dei servizi sociali, nonostante avesse bisogno di un insegnante di sostegno e di una psicologa. La madre e la sorella di Pifferi sono state accusate di abbandono di minori. L’avvocatessa ha anche sottolineato la difficoltà economica in cui si trovava la donna, costretta a prostituirsi per mantenersi. La vicenda di Diana è una tragedia che ha colpito tutti, ma che non deve essere dimenticata per evitare che simili episodi si ripetano in futuro.