Un imprenditore di 52 anni di Pagani, Salvatore Casillo, è stato condannato dal Tribunale di Nocera Inferiore a 9 anni e 4 mesi di reclusione per associazione di stampo mafioso ed estorsione. L’accusa era stata modificata durante il processo contro il clan di Pagani e il pm Antimafia Elena Guarino aveva chiesto 18 anni di carcere. Casillo è stato ritenuto “partecipe” e non promotore del clan di Pagani, legato all’ex boss Rosario Giugliano, attualmente collaboratore di giustizia. Durante il dibattimento, l’imputato ha fornito la sua versione dei fatti, negando alcune circostanze contestate dalla procura di Salerno.
Casillo era accusato di aver supportato un gruppo criminale organizzato da Giugliano, facilitando una serie di reati tra cui estorsioni. Una delle accuse riguardava l’estorsione di una società di trasporti di Pagani, costretta a versare mensilmente tra i 3 e i 5 mila euro al boss. Il Tribunale ha riconosciuto due aggravanti all’imputato legate all’associazione mafiosa, in particolare per la disponibilità di armi, come due pistole promesse a Giugliano.
L’inchiesta della Dda ha svelato i legami tra i clan Fezza-De Vivo di Pagani e il gruppo di Giugliano attivo nell’Agro nocerino e a Poggiomarino. Le strategie criminali comuni e il supporto reciproco tra i due clan miravano a infiltrarsi nel tessuto economico e industriale della provincia. Casillo, imprenditore agricolo nel settore conserviero, ha sempre respinto le accuse, ma rimane indagato anche nella seconda inchiesta sui clan. Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza per comprendere appieno i dettagli della condanna.