Le modalità di redazione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per le Fonderie Pisano sono state ritenute corrette dal collegio della seconda sezione penale, presieduto da Lucia Casale. La decisione è stata presa ieri pomeriggio, con l’assoluzione piena degli otto imputati accusati di aver redatto false attestazioni. Il pm aveva chiesto l’assoluzione per dubbi sulla presenza di una causa di giustificazione per alcuni reati e per prescrizione per gli altri. Il collegio giudicante, dopo aver esaminato gli atti e le prove presentate nel corso del dibattimento, ha ritenuto che i reati contestati non siano stati commessi. Gli imputati erano tutti dipendenti dell’Arpac: Vittorio Di Ruocco, Gianluca Scoppa, Maria Rosaria Della Rocca, Cosimo Maiorino Balducci, Lucio Ferrara, Giancarlo Germano, Rocco Laezza e Gerardo Risolo. La difesa era rappresentata dagli avvocati Michele Tedesco, Gaetano Pastore, Rito Rizzo, Alfonso Della Rocca, Gianicola Gallotta, Lucio Basco, Felice Lentini e Carlo Di Ruocco.

Le accuse mosse dalla procura riguardavano il concorso formale per abuso d’ufficio e falsità materiale commessa nell’esercizio delle pubbliche funzioni. Si sosteneva che gli imputati avessero redatto un report conclusivo dell’ispezione ordinaria per l’Aia e il verbale di sopralluogo presso le Fonderie con false attestazioni, affermando il contrario della verità. Inoltre, secondo la procura, non avrebbero indicato le norme violate e le relative prescrizioni, non avrebbero rilevato reati legati alla gestione illecita dei rifiuti, avrebbero fornito false attestazioni sui camini e i fori di ispezione, non avrebbero dichiarato la presenza di tre camini non rimossi e avrebbero attestato la regolarità degli scarichi delle acque delle Fonderie. Si parlava anche di false attestazioni riguardo allo stoccaggio dei rifiuti e al cattivo funzionamento delle cappe di aspirazione.

Un anno fa, la Corte d’Appello di Salerno aveva assolto i Pisano in un procedimento simile, confermando la sentenza di primo grado emessa due anni prima. In quell’occasione, gli imprenditori erano gli imputati e i giudici avevano stabilito che non vi erano elementi per sostenere che le Fonderie Pisano avessero ottenuto un’Aia irregolare, ma che la stessa fosse pienamente legittima. Non vi erano prove che dimostrassero che le Fonderie Pisano avessero rilasciato emissioni in atmosfera in violazione dei limiti di sicurezza, né che avessero effettuato scarichi irregolari nel fiume Irno. Quindi, era stato stabilito che le Fonderie Pisano non avevano inquinato l’ambiente né danneggiato l’aria e l’acqua.

Ora, questa nuova sentenza aprirà un altro fronte di polemiche da parte del Comitato Salute e Vita e dei residenti. Al momento, sembra escluso un ricorso in Appello da parte della procura generale.

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