Un’indagine per peculato e auto riciclaggio coinvolge la direttrice sospesa dell’ufficio di San Tammaro di Poste italiane, Giustina Giordano, che è stata posta agli arresti domiciliari dopo quattro giorni di carcere. L’inchiesta riguarda anche l’ex marito della direttrice, con l’accusa di riciclaggio. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe commesso il reato a Capua all’inizio di luglio. Durante una perquisizione eseguita dalla Guardia di Finanza, gli inquirenti avrebbero cercato prove di transazioni finanziarie e materiale come bancomat, carte di credito e libretti postali. Non si conosce ancora l’esito della perquisizione, ma l’inchiesta si è allargata anche all’ex marito della direttrice.
La ex funzionaria è stata oggetto di un sequestro preventivo di oltre 600.000 euro su suoi beni personali, tra cui quadri di valore, beni di lusso e immobili. È stata indagata in seguito a una denuncia presentata dal fratello di una correntista anziana, che ha rivelato un meccanismo di furto messo in atto dalla funzionaria delle Poste. Le appropriazioni sarebbero iniziate quando la donna si era recata all’ufficio postale per cambiare il conto corrente dopo la morte del marito avvenuta tre anni fa. Il conto del correntista defunto sarebbe stato falsamente chiuso senza disabilitare il bancomat, che la Giordano avrebbe utilizzato per fare spese varie, anche di piccola entità come un panino in un noto fast food. Inoltre, la direttrice avrebbe effettuato bonifici di decine di migliaia di euro dal conto della vittima, sfidando le norme contro il riciclaggio, a suo vantaggio. Queste azioni sono ancora più gravi considerando che le vittime appartengono alla “fascia debole” della società. Alla fine di giugno, la vedova ha scoperto che i suoi risparmi di una vita non erano più presenti sul suo conto, quando le è stato detto da un ignaro operatore che non poteva più prelevare dal suo conto.
Di fronte alla incredulità, alla rabbia e alla delusione, il fratello della vittima, appartenente a una famiglia di commercianti sammaritani, ha presentato una denuncia alla Guardia di Finanza con l’assistenza di un avvocato. I controlli hanno rivelato altre mancanze a carico di ignari correntisti e hanno messo in luce il ruolo della direttrice, che sembrava sicura di sé nel compiere bonifici a suo favore, ma allo stesso tempo si dimostrava imprudente, poiché le sue azioni erano facilmente identificabili. In alcuni casi, è riuscita persino a incassare buoni fruttiferi dopo averli trasferiti sul suo conto corrente. Quando il fratello della vedova ha iniziato a fare domande e richieste di documenti, la direttrice ha cercato di scaricare le responsabilità su altre persone, come badanti straniere o colf, chiedendo di non denunciare il caso alle autorità perché si sarebbe risolto da solo.
La vittima ora ha fiducia nella giustizia e in Poste italiane, che ha annunciato di aver avviato verifiche per rimborsare al più presto i clienti vittime di queste attività illegali.