È un ritorno alle origini per Carlo Spagna, magistrato da oltre 40 anni, che nel suo nuovo libro intreccia storie familiari reali a vicende romanzate. Dopo il suo esordio con un libro sull’esperienza da presidente di corte d’Assise nel processo sull’omicidio di Teresa Buonocore, Spagna attinge a vicende autobiografiche per scrivere “Il giudice dei briganti”. Il libro racconta la storia di due pistole Lafaucheux di produzione francese, trovate casualmente in un antico mobile nella sua masseria vicino Accettura, in Basilicata. Le pistole sono ora custodite dalla Soprintendenza per i beni storici della Basilicata, a Matera.
Spagna torna alle sue origini lucane, ripercorrendo la storia della sua famiglia che si stabilì nel periodo del vicereame spagnolo. Descrive usanze e tradizioni locali, come la festa dedicata al santo patrono Rocco, e ricorda una terra dai valori solidi e radici salde. Nel corso della ricerca per capire come le due pistole siano finite nella sua masseria, Spagna scopre che la sua famiglia visse sbandamenti e scelte divisive durante il periodo del brigantaggio. Al termine dell’indagine storico-familiare, emerge che le due pistole furono sottratte in un agguato a due giovani carabinieri uccisi. Dopo vari giri, le pistole finirono nascoste nella masseria della famiglia Spagna.
Il libro non è solo un racconto storico, ma anche un atto d’amore per le radici di Spagna. L’autore sottolinea che la Lucania, nonostante la ristrettezza dei mezzi, trasuda di cultura antica e non ha nulla da invidiare alle regioni del Nord. Nonostante il suo radicamento a Napoli e il suo lavoro che lo ha portato a girare tra diverse città, Spagna mantiene legami forti con le sue origini lucane. Il libro è la testimonianza di questo amore e dell’importanza di preservare le proprie radici nonostante le distanze e i cambiamenti.