Sono 114 i migranti arrivati questa mattina a Salerno a bordo della nave tedesca ong Sea Eye 4. Tra di loro c’è anche un minore, un giovane bengalese di 17 anni. I migranti, tutti uomini, provengono principalmente dal Bangladesh, ma ci sono anche sei egiziani, due palestinesi e un siriano. Sono stati soccorsi in tre diverse operazioni di salvataggio a bordo dei barchini.

La nave ha attraccato al molo Manfredi pochi minuti prima delle 10. L’accoglienza dei migranti è stata organizzata dal prefetto Francesco Russo e dal questore Giancarlo Conticchio, che hanno coordinato le forze di polizia, i carabinieri, la guardia di finanza, la capitaneria di porto, la protezione civile e diverse associazioni di volontariato.

Questo è il trentesimo sbarco di migranti in città. Tutti sono stati sottoposti a controlli sanitari sia sulla nave che sulla banchina, prima di essere distribuiti nei centri di accoglienza. Il minore bengalese è stato preso in carico dal settore politiche sociali del Comune di Salerno, mentre gli altri profughi sono stati sistemati in Campania. Tuttavia, la situazione è di emergenza, poiché le strutture di accoglienza sono quasi tutte piene.

“La nostra città si conferma vicina ai più fragili e bisognosi da quasi dieci anni”, afferma l’assessore Paola De Roberto. “Ma è importante evidenziare che le strutture sono al limite della saturazione, specialmente quelle per i minori. Se questo trend continua, avremo difficoltà. È necessario creare una rete e trovare una nuova collaborazione con le organizzazioni del terzo settore che ci aiutano molto”.

Nel corso delle operazioni di sbarco, sono state garantite la sicurezza e l’ordine dal viceprefetto vicario Franca Fico e dal questore Giancarlo Conticchio, insieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine. Sono state avviate indagini per verificare la presenza di eventuali scafisti tra gli uomini salvati.

L’arrivo di questi migranti a Salerno pone ancora una volta l’attenzione sulla questione dell’immigrazione e sull’importanza di trovare soluzioni a lungo termine per affrontare questa emergenza umanitaria. È fondamentale che gli enti pubblici e le organizzazioni della società civile lavorino insieme per garantire un’accoglienza dignitosa e un futuro migliore per queste persone in fuga dalla guerra e dalla povertà.

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