Continua il caos e i disagi al pronto soccorso di Avellino a causa del sovraffollamento. Il direttore generale dell’azienda ospedaliera Moscati, Renato Pizzuti, ha deciso di assumere tre medici d’urgenza per cercare di risolvere la situazione di crisi. I nuovi medici, che hanno già iniziato a lavorare nel reparto guidato da Antonino Maffei, rimarranno al pronto soccorso per i prossimi sei mesi. Tuttavia, solo il tempo dirà se decideranno di rispettare il termine del contratto. Un mese fa, infatti, sono stati sei i medici che hanno lasciato l’unità di Contrada Amoretta a causa della situazione di congestione all’interno della struttura.

Questa condizione si è ulteriormente aggravata a causa delle ondate di calore estive. Lo stato critico del pronto soccorso di Avellino danneggia sia il diritto alla salute dei pazienti che il diritto al lavoro del personale. Per cercare di colmare la voragine lasciata dalle dimissioni dei professionisti, la Direzione strategica aveva deciso di chiudere il reparto di Medicina d’Urgenza dal 31 luglio al 31 agosto, spostando parte del personale in Emergenza. Tuttavia, questa mossa non è stata sufficiente a risolvere il problema e molti utenti e sindacati definiscono la situazione un inferno. Nella scorsa settimana, ad esempio, sono state prese in carico quasi ottanta persone in un solo giorno al pronto soccorso di Avellino. Un numero preoccupante considerando che l’unità inizia ad avere difficoltà già con una trentina di persone. Il Mattino ha riportato la denuncia di un caso emblematico avvenuto nel reparto d’emergenza del Moscati: un paziente ottantenne affetto da tumore è stato lasciato per tre giorni su una barella. Una storia simile a quella di molti altri utenti che, soprattutto negli ultimi mesi, devono aspettare ore o addirittura giorni prima di essere visitati o ricoverati, e tutto ciò avviene in spazi che peggiorano le loro condizioni psicologiche e fisiche. Inoltre, oltre al personale, manca anche la superficie dell’area destinata alle prese in carico, quindi i pazienti vengono sistemati molto vicini l’uno all’altro. Il sindacato dei professionisti sanitari ha definito questa situazione “un vero e proprio lazzaretto”. Secondo il sindacato delle professioni infermieristiche, tutto ciò poteva essere evitato o almeno limitato. Hanno sottolineato che già a fine luglio avevano segnalato la necessità di aumentare i posti letto, sia in pronto soccorso che nelle unità operative, ma questa richiesta non è stata ancora soddisfatta.

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