Caivano: un sodalizio criminale che condiziona la vita pubblica
Caivano, un comune alle porte di Napoli, è diventato il simbolo del degrado metropolitano ma anche della necessità di mettere in campo politiche di contrasto da parte delle istituzioni. I pubblici ministeri della Procura di Napoli hanno definito questa situazione come un vero e proprio sodalizio criminale capace di influenzare la vita pubblica.
Secondo i pm, questo sodalizio era guidato da Giovanni Cipolletta e Massimiliano Volpicelli, ma aveva come punto di riferimento principale Antonio Angelino, un soggetto pluripregiudicato che era tornato in libertà dopo una detenzione di quasi trent’anni. Angelino è un elemento di spicco della criminalità organizzata che domina sul territorio.
I pubblici ministeri ricordano anche che Angelino, Cipolletta e Volpicelli, oltre ad essere coinvolti nell’estorsione ai danni dei privati cittadini, avevano instaurato un sistema di gestione camorristica dell’attività amministrativa del Comune di Caivano. Questo sistema, ben collaudato e radicato nel tempo, si basava sul condizionamento degli affidamenti di lavori pubblici presso il comune attraverso episodi corruttivi. Coinvolti in questo sistema erano il dirigente del settore dei Lavori Pubblici Vincenzo Zamperla, l’assessore Carmine Peluso, il consigliere Giovanbattista Alibrico, il tecnico privato Martino Pezzella e l’esponente politico Armando Falco.
Queste sono solo ipotesi investigative che dovranno essere valutate da un giudice e considerate alla luce delle versioni difensive degli indagati. I carabinieri hanno messo sotto esame diversi appalti, tra cui alcuni lavori in una scuola di Parco Verde, che è stata indicata come un esempio di eccellenza nel contrasto all’illegalità e come un importante presidio formativo sul territorio.
Tra le intercettazioni in esame, spiccano le parole attribuite all’assessore Peluso, che sembra aver segnalato i lavori presso la scuola al boss Angelino. Secondo quanto riportato negli atti, l’assessore avrebbe detto: “Ma devono darci i soldi, i primi sono gli assessori comunali che hanno preso la delibera hanno avuto la mazzetta subito in tasca…”.
Ora si attende la versione degli indagati, che avranno l’opportunità di replicare alle accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta. Sarà il giudice a decidere sulla vicenda.