La situazione dei rifiuti provenienti dalla Tunisia, che sono stati riportati in Campania più di due anni fa, sta causando proteste da parte dei cittadini e dei politici. Un portavoce di questa preoccupazione è il consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Eboli, Damiano Cardiello. Egli ha definito assurda questa situazione, sottolineando che le ordinanze della Provincia sono scadute e non possono essere prolungate, e che le promesse fatte non sono state mantenute. I rifiuti sono ancora tutti nell’area militare di Persano, nonostante si fosse parlato di rimuoverli entro pochi mesi durante la visita del ministro Lollobrigida nella zona. Questa situazione sta danneggiando l’immagine del territorio, che viene associata allo scaricabarile dei rifiuti.

Le tre ordinanze per lo stoccaggio dei rifiuti contenuti in 212 container provenienti dall’Africa sono scadute, ma secondo il presidente della Provincia, Franco Alfieri, il periodo di sequestro non viene considerato ai fini della scadenza dell’ordinanza, quindi il termine è prorogato grazie a una sospensione. Tuttavia, bisogna attendere i tempi della Procura di Potenza per capire quando e come smaltire i rifiuti, considerando che le operazioni di caratterizzazione sono ancora in corso e manca l’analisi merceologica dei rifiuti da confrontare con quella dell’azienda di Polla che li ha inviati in Tunisia.

La società Sra, dopo aver acquisito un contratto tra una società calabrese e una tunisina (la Soreplast), ha inviato oltre 250 container di rifiuti indifferenziati, soprattutto plastica, in quattro viaggi. Dopo lo sbarco del primo, gli altri tre sono stati sequestrati per autorizzazioni irregolari e i rifiuti sono stati parcheggiati nel porto di Sousse in Tunisia per due anni. Dopo una disputa internazionale, 212 container sono stati restituiti all’Italia e stoccati a Persano, mentre il primo carico è andato in fiamme. In Tunisia, ci sono già state condanne per le persone arrestate, mentre in Italia ci sono dieci persone indagate dalla Dia di Potenza. Con i rifiuti ancora in sospeso, la situazione si fa sempre più tesa. Inoltre, sembra che in Tunisia circoli un dossier sui rifiuti bruciati e sui mancati pagamenti al porto di Sousse. Si sta valutando l’idea di inviare in Italia le ceneri dei container bruciati e richiedere il pagamento di diversi milioni di euro per la permanenza dei container nel porto.

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