Umberto Fiore, un ex commercialista di 59 anni originario di Paupisi, è tornato alla ribalta delle cronache. Attualmente detenuto nel carcere di San Gimignano per una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo camorristico, Fiore sta per concludere la sua pena e tornerà presto in libertà. Tuttavia, ieri mattina i finanzieri del comando provinciale hanno eseguito un decreto del Tribunale di Roma che ha disposto il sequestro di tre immobili riconducibili a Fiore, anche se intestati a società estere con sede nel Principato di Monaco e nelle Isole Vergini Britanniche. L’operazione è stata avviata nell’ambito di un progetto sviluppato dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Ico) della Guardia di Finanza di Roma. La Procura della Capitale ha avanzato la richiesta di sequestro e confisca degli immobili in seguito alle indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Benevento, attualmente diretto dal maggiore Francesca Conte. Il provvedimento è stato adottato dal procuratore aggiunto di Roma, Lucia Lotti.

I magistrati hanno riconosciuto la pericolosità sociale qualificata di Fiore e hanno applicato misure patrimoniali nel procedimento di prevenzione. Il sequestro eseguito dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Benevento riguarda un attico nel cuore di Roma, una prestigiosa villa a Benevento e un complesso edilizio adibito a centro commerciale-direzionale a Torrecuso, per un valore complessivo di circa cinque milioni di euro. Durante il procedimento sono state ricostruite le varie vicende che coinvolgono l’imputato, inclusi i comportamenti per cui è stata emessa una condanna definitiva per associazione a delinquere. Tra queste attività rientrano alcune truffe che non hanno portato a una condanna definitiva a causa della prescrizione, attraverso le quali Fiore avrebbe accumulato un ingente patrimonio immobiliare che avrebbe occultato dietro la fittizia intestazione a soggetti economici esteri. In particolare, Fiore è stato coinvolto in casi di mancati pagamenti dell’Iva, acquisizione illegittima di contributi pubblici a favore di imprenditori e stipula di polizze assicurative non valide anche a favore di enti locali. Si parlava all’epoca di un migliaio di polizze sottoscritte. Secondo i magistrati romani, i beni sequestrati, del valore di circa cinque milioni di euro, sono sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati da Fiore, dal suo nucleo familiare e dalle società intestatarie degli immobili, e si ritiene siano stati acquisiti senza alcuna fonte di reddito lecito, grazie ai proventi delle attività illecite di Fiore. L’avvocato Marcello D’Auria, difensore di Fiore, presenterà un ricorso al Tribunale del Riesame di Roma una volta presa visione del provvedimento.

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