Undici giorni prima della scomparsa del “comandante” Enzo De Blasio, avvenuta domenica scorsa, nella sede del Delta Club Napoli di Castel Volturno, ci fu l’acquisizione di una ulteriore documentazione tecnica da parte degli inquirenti nell’ambito dell’indagine per omicidio colposo che vede indagati il gestore dell’aeroclub De Blasio e il presidente, Vincenzo Laezza. L’inchiesta è quella sulla morte di Luigi e Enrico Amatore, padre e figlio, residenti a Mugnano di Napoli, 62 anni il primo e 21 il secondo.

Gli Amatore furono vittime di un incidente del 10 giugno scorso: dopo essere decollati dall’avio-superficie castellana a bordo di un P2002 della Tecnam, l’ultraleggero precipitò purtroppo nelle campagne di Cellole. La perquisizione inaspettata, con il sequestro di documenti, eseguito al Delta Club agli inizi di ottobre, ad oggi non ha alcuna correlazione con la scomparsa del gestore dell’aeroclub. Per ora, è un caso che rimane avvolto nel mistero, a una settimana esatta dalla sparizione del velivolo pilotato da De Blasio per il quale sono ancora in corso le ricerche.

L’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, aperta a giugno a carico di De Blasio e Laezza, difesi dall’avvocato Paolo Di Napoli del foro di Napoli Nord, per la tragedia di Cellole, si sovrappone ora l’altra che vivono tutti i familiari del comandante, soci e amici vari. È in corso di deposito nell’ufficio inquirente anche la relazione riguardante l’esame autoptico eseguito sui corpi di padre e figlio, ma nei giorni successivi alla scomparsa del patron del Delta Club, negli ambienti del volo è diventata nota anche l’acquisizione di carteggi nella sede dell’avio-superficie. Ovviamente, dato il riserbo, non è dato sapere ulteriori dettagli ma, in generale, come accaduto in vicende giudiziarie simili, gli inquirenti tendono ad acquisire documenti inerenti i percorsi di volo eseguiti dai velivoli in determinati spazi temporali prima e dopo la data della tragedia. Documenti ma, non è escluso, anche dispositivi informatici o telefonini secondo l’esigenza investigativa.

Quando precipitò il velivolo con a bordo padre e figlio, a pilotare il velivolo P2002 c’era il giovane Enrico il quale aveva un brevetto per guidare gli ultraleggeri, una passione che l’aveva portato a fare anche il concorso per accedere all’accademia dell’Aereonautica. Il legale della famiglia Amatore, aveva subito chiesto agli inquirenti di eseguire un accertamento tecnico cosiddetto “irripetibile”, attività di solito prevista quando c’è il rischio che cose, persone o stato dei luoghi possano essere esposti a modifiche. E infatti, a quanto pare, un libretto di volo presente nel velivolo sarebbe andato distrutto.

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