Emilio Martinelli, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nega le accuse mosse nei suoi confronti. Il gip Isabella Iaselli del Tribunale di Napoli ha emesso l’ordinanza su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, poiché Martinelli è gravemente indiziato del reato di associazione a delinquere di tipo mafioso. Durante l’interrogatorio di garanzia, Martinelli, assistito dall’avvocato Domenico Dello Iacono, ha contestato quanto ricostruito dagli inquirenti.

Il provvedimento restrittivo nei confronti del figlio del boss è scaturito dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Caserta, coordinate dalla Dda di Napoli. Durante le indagini sono emersi elementi che hanno consentito di ricostruire il riassetto del clan dei Casalesi e i legami tra i diversi gruppi confederati, operanti ciascuno nella propria zona.

Inizialmente è stato individuato un primo gruppo composto da 6 soggetti, attivo nel settore delle estorsioni e delle armi, i cui membri sono stati catturati nel luglio 2021 e già condannati. Le successive indagini hanno permesso di accertare che nonostante le condanne subite da alcuni esponenti e la decisione di collaborare di altri, il clan dei Casalesi è sempre rimasto operativo, con una rimodulazione delle fazioni e degli equilibri tra di esse, mantenendo comunque il comando delle nuove generazioni delle famiglie Schiavone e Bidognetti.

In questo contesto investigativo è emersa la figura di Martinelli jr, figlio di Enrico, esponente di rilievo della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, attualmente detenuto e sottoposto al regime dell’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario. L’arrestato ha partecipato al sodalizio criminale con un ruolo direttivo, rappresentando il vero e proprio referente del clan dei Casalesi per i traffici di droga, le estorsioni ai danni di commercianti, il noleggio delle auto e le truffe relative al bonus 110% nel territorio di San Cipriano di Aversa.

Martinelli si avvaleva della collaborazione di altri 5 soggetti, anch’essi indagati nel medesimo procedimento e già precedentemente sottoposti a misure cautelari. Ognuno di loro svolgeva un ruolo ben preciso per la realizzazione degli scopi illeciti del sodalizio criminale e per la gestione dell’arsenale a disposizione del clan, costituito da revolver, pistole semi automatiche, kalashnikov e pistola mitragliatrice modello Uzi.

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