Dopo ventisette anni di reclusione, Francesco Landolfo, ex appartenente al dissolto clan Morelli di Casandrino, potrà lasciare il carcere usufruendo del regime di semilibertà.
Landolfo era stato condannato all’ergastolo per aver bruciato vivo l’imprenditore Luigi Caiazzo, che si era rifiutato di pagare il pizzo. Tuttavia, l’istanza presentata dai suoi avvocati di fiducia, Luigi Senese e Andrea Di Lorenzo, ha portato il Tribunale di Sorveglianza di Roma a concedere la semilibertà al detenuto.

L’omicidio di Caiazzo risale al 6 maggio del 1993. L’imprenditore, residente a Casandrino, si era opposto alle richieste estorsive del clan Morelli, che lo aveva condannato a morte. I killer lo avevano bloccato mentre era alla guida della sua auto, lo avevano cosparso di benzina e gli avevano dato fuoco. Caiazzo era morto poco dopo per le gravi ustioni subite.

Le indagini avevano portato all’arresto di Landolfo e di un giovane componente del commando. Il clan Morelli si era poi sgretolato, ma Landolfo era rimasto in carcere fino ad oggi.

Gli avvocati di Landolfo hanno sostenuto che il loro assistito non potrebbe fornire informazioni utili alla giustizia, poiché tutti i fatti a lui conosciuti erano già stati svelati dalle indagini. Landolfo è stato inoltre descritto come un detenuto modello, che ha già usufruito di permessi premio.

La decisione del Tribunale di Sorveglianza di concedere la semilibertà a Landolfo è stata preceduta da un ricorso in Cassazione dei suoi difensori. Adesso, trasferito in un penitenziario della Campania, Landolfo potrà lavorare durante il giorno e tornare in carcere solo per dormire.

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