“Sono scioccata per l’accaduto”. Queste sono le parole di una vicina che ha vissuto una mattinata da incubo in via Santa Maria degli Angeli, strada che divide i comuni di Capodrise e Marcianise, dove si è verificato l’omicidio di Patrizia Vella Lombardi, 55 anni, ad opera del figlio Francesco Plumitallo, 30 anni, che ha successivamente confessato il delitto.

Era quasi le 10 del mattino quando la vita scorreva normalmente in via Santa Maria degli Angeli. Molti residenti erano usciti per lavoro o commissioni. Nell’appartamento al numero 12 della famiglia Vella, c’erano Patrizia Lombardi Vella e suo figlio Francesco Plumitallo. I due avevano appena finito di fare colazione. Nei giorni precedenti, c’era stata una discussione tra madre e figlio a causa della mancata assunzione di alcuni farmaci necessari per controllare le patologie psichiche di cui il giovane soffre. In casa regnava il silenzio. Francesco si avvicinò alla madre, che gli dava le spalle, e le strangolò il collo. Era confuso e la sua vista si annebbiò. Le mani stringevano così forte che la donna non riuscì a liberarsi dalla presa mortale. Pochi istanti dopo, Patrizia, conosciuta da tutti come Rosa, giaceva senza vita sul pavimento.

Francesco rimase lì, fermo accanto al corpo senza vita di sua madre. Il tempo sembrava infinito, anche se probabilmente erano solo minuti. Si rese conto dell’orribile gesto appena compiuto. Aveva ucciso sua madre. Chiamò il numero di emergenza 113 e disse alla polizia di correre perché l’aveva strangolata. Poi chiamò i familiari. In poco tempo, le volanti del commissariato di Marcianise e gli agenti della polizia scientifica arrivarono sul posto. Francesco si consegnò a loro e fu portato in commissariato, mentre iniziavano gli accertamenti. La strada, proprio di fronte alla casa del delitto, fu chiusa dalla polizia municipale di Capodrise.

“Ero uscita per fare delle commissioni alle 9.40 e sono tornata a casa dopo meno di un’ora”, racconta una vicina. “La strada era chiusa, c’era la polizia. Sembrava di essere in un film. Poi abbiamo saputo che Rosa era stata uccisa dal figlio. Sono scioccata”. In tanti assistevano increduli alle operazioni. I poliziotti entravano e uscivano dal portone grigio come canna di fucile. Regnava il silenzio e si parlava a gesti. Qualcuno sembrava dire a qualcun altro che il figlio non stava bene, facendo un gesto con l’indice sulla tempia per indicare un disagio psichico che evidentemente molti conoscevano in quella zona.

Nel frattempo, Plumitallo si trovava in commissariato. Lì, in presenza dei suoi avvocati, raccontò al pubblico ministero quei drammatici istanti. Confessò di essere rimasto accanto al corpo morto di sua madre dopo il raptus omicida. La sua confessione fu interrotta dal pianto: “Non ho capito più niente e l’ho uccisa”, avrebbe detto al magistrato. Fu condotto in carcere in stato di fermo e ora attende l’udienza di convalida davanti al giudice.

Dalle prime indagini sono emersi anche precedenti. Francesco aveva spesso scatti d’ira. Già ad agosto, la donna aveva indicato proprio il figlio come possibile autore dell’incendio della sua auto, durante una denuncia alla polizia.

Patrizia Lombardi Vella era conosciuta da tutti in via Santa Maria degli Angeli. Era descritta dai vicini come una donna buona e molto riservata. Era la sorella di don Giovanni Vella, vicario generale della diocesi di Caserta e parroco della chiesa di San Giuliano Martire a Marcianise.

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