Casal di Principe (Caserta) – Vivevano nel lusso “tipico dei boss di camorra – tra vasche idromassaggio, camini e altri spazi in marmo, mobili di pregio – i familiari di Giuseppe Setola, moglie, figli e suoceri, che hanno subito stamani il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della villa da 400 metri quadrati, protetta da alte mura e situata in centro a Casal di Principe. Per ora continueranno a risiedervi ma se dovesse arrivare la confisca definitiva verranno probabilmente mandati via. Accanto all’immobile dove vivono i parenti del boss, c’è una seconda villa di 120 metri quadrati finita sotto sequestro perché sempre riconducibile a Setola, disabitata e risultata realizzata, sulla base anche di analisi di immagini satellitari, in nove mesi nel 2008, proprio l’anno in cui Setola e i suoi killer scatenarono il terrore nel Casertano uccidendo 18 persone, tra parenti di collaboratori di giustizia, imprenditori che si erano rifiutati di pagare il pizzo, e i sei immigrati ghanesi vittime della cosiddetta “strage di San Gennaro”. Il valore degli immobili “sfuggiti” alla confisca del 2004, che aveva interessato una buona parte del patrimonio di Setola, ammonta a circa 450mila euro.
“Questa indagine è anche un messaggio ai camorristi che dopo anni non devono mai sentirsi al sicuro da tali inchieste; la giustizia arriva sempre anche perché le indagini non finiscono mai”. Lo ha detto, parafrasando Eduardo De Filippo, il procuratore aggiunto Antonio D’Amato nel corso di una conferenza stampa convocata nella sede della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Per gli inquirenti i soldi utilizzati per acquistare i terreni su cui sono poi sorte le due ville (verosimilmente completamente abusive) sarebbero quelli “sporchi” provenienti soprattutto dalle estorsioni ad operatori economici mentre finora risultava che il denaro utilizzato fosse quello della liquidazione del suocero.
“Le inchieste sugli interessi economici dei Casalesi continueranno: noi non molliamo”, ha aggiunto il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, Manuel Scarso, che, con i capi del Reparto Operativo, Salvatore Sferlazza, e del Nucleo Investigativo, Gianluca Galiota, e con il procuratore Pierpaolo Bruni, hanno preso parte all’incontro con la stampa.