Il cimitero di Lioni è stato teatro di un atto vandalico che ha sconvolto la tranquillità del luogo di riposo eterno. Una lapide è stata distrutta a martellate, ridotta quasi in pezzi. Questo gesto di violenza sembra essere stato compiuto come una sorta di vendetta, una punizione ai vivi per le loro negligenze. Non è l’uomo sepolto sotto la lapide ad essere stato preso di mira, ma il familiare che aveva commissionato la realizzazione della tomba e non aveva poi provveduto al pagamento. Questo è il movente che è emerso durante le indagini condotte dai carabinieri di Lioni.
Al momento, un artigiano di 40 anni è stato denunciato per estorsione e vilipendio delle tombe. La scoperta è avvenuta quando una signora, in visita al cimitero, ha notato la tomba distrutta e ha immediatamente avvertito il custode, che ha a sua volta avvisato le autorità competenti. Dopo aver letto il nome del defunto inciso sulla lapide, sono stati sentiti i familiari per fare luce sulla vicenda. Durante gli interrogatori, è emerso che il marmista, autore della tomba, si era già recato dai familiari e li aveva minacciati di distruggere l’opera se non avessero pagato il debito. La sua rabbia era dovuta al fatto che era passato del tempo e i committenti avevano pagato una cifra inferiore a quella pattuita. È probabile che questa storia avrà ulteriori sviluppi in sede giudiziaria. Se si confermasse che l’artigiano ha rivelato le sue intenzioni distruttive ai familiari, sarebbe come se si fosse autoaccusato, firmando la sua denuncia e la sua eventuale condanna.
Ci sono ancora molti punti oscuri in questa vicenda. Tuttavia, è evidente che non si tratta di un semplice atto vandalico. Se fossero stati dei vandali a agire, avrebbero danneggiato anche altre tombe, non solo quella lapide. La devastazione è avvenuta probabilmente verso la fine di ottobre, circa venti giorni fa. Se è accaduto durante il giorno, nessuno si è accorto di nulla, ma sembra che l’atto sia stato compiuto di notte. È facile entrare nel cimitero appoggiando una scala e scavalcando il muro esterno. La notizia ha suscitato scalpore, amarezza e indignazione a Lioni. L’uomo sepolto sotto quella tomba era un lavoratore rispettato, che fino a tarda età svolgeva un’attività che lo metteva in contatto quotidiano con le persone.