È un invito a chiedere aiuto al primo segnale di pericolo, ogni volta che la propria sicurezza viene minacciata, quello che ha lanciato il maresciallo capo dei carabinieri Francesco Bocchino nel corso del confronto con gli studenti dell’Ic Aurigemma di Monteforte, fortemente voluto dalla dirigente Filomena Colella. Un confronto che l’ha vista ospite dell’istituto, insieme al brigadiere Massimiliano Pirozzi, nell’ambito della campagna di prevenzione promossa dal comando dei Carabinieri di Avellino “Innamorati di te”. “Noi siamo al fianco delle donne – spiega Bocchino – ma per aiutarle abbiamo bisogno della fiducia dei cittadini”. E rivolgendosi agli studenti “Il vostro ruolo è fondamentale. La lotta a quella che è ormai è una piaga sociale, con 107 donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno, deve partire dai banchi di scuola, dall’educazione delle nuove generazioni. Siete tutti piccoli aiutanti dei carabinieri nella lotta alla violenza di genere. Quello che oggi avete imparato dovrete riferirlo ai vostri amici e genitori”. “Il vero problema – chiarisce Bocchino – è l’informazione, far comprendere alle donne che devono chiedere aiuto quando il loro partner esercita su di loro una qualsiasi forma di violenza, che sia economica, psicologica o fisica. Troppo spesso, invece, hanno paura di denunciare perché non sono autonome da un punto di vista economico. Oggi una forma di tutela importante è rappresentata dal reddito di libertà, garantito a chi è vittima di violenza e la priorità, quando c’è la denuncia, è quella di mettere la vittima in sicurezza, ospitandola in una casa rifugio, se non ha un altro luogo in cui andare a vivere, lontano dal proprio carnefice”. Spiega come uno dei pericoli da evitare è quello della “vittimizzazione secondaria per le donne che hanno subito violenza, poiché ancora oggi può capitare che le loro denunce siano sottovalutate da forze dell’ordine o medici del pronto soccorso. Mentre è chiaro che le vittime di violenza hanno bisogno di un trattamento diverso da quello di chi denuncia una qualsiasi altra forma di reato”
Quindi l’appello ai ragazzi “Quando vi rendete conto che c’è qualcosa che non va, parlatene con un adulto. Dove non arriviamo noi, potete arrivare voi. Dovete imparare a riconoscere situazioni di pericolo e riferirle immediatamente”. Inevitabile il riferimento all’omicidio di Giulia Cecchettin da parte dell’ex fidanzato, punto di partenza del confronto “La storia di Giulia è quella di tante altre ragazze che non si rendono conto di vivere una situazione di violenza. Per questo non abbiamo potuto aiutarla. Una violenza cominciata con i tentativi di isolarla e controllarla da parte dell’ex fidanzato. La morte di Giulia è responsabilità di tutti. Giulia non aveva mai denunciato l’ex fidanzato ma neppure gli amici o la famiglia avevano mai lanciato l’allarme sul rapporto difficile con Filippo. Quando un uomo comincia a fare in modo che le vostre decisioni non siano libere è il momento di scappare”. Grande l’attenzione rivolta anche ai pericoli e i reati collegati alla Rete, di qui la necessità di mettere in guardia gli studenti dalle amicizie e conoscenze virtuali “Tutto ciò che pubblicate in Rete smette di essere vostro e ne perdete il controllo. E’ importante che i vostri genitori possano accedere al vostro profilo social per difendervi da adescatori online e cyberbulli”. A introdurre l’incontro la dirigente Filomena Colella che ricorda Giulia Cecchettin, leggendo la toccante lettera della sorella Elena, invitando le ragazze a perseguire i propri sogni e a non rinunciare alla propria libertà e indipendenza “Nessun uomo deve costringervi a rinunciare alle vostre aspirazioni o impedirvi di essere voi stesse”. Ad accogliere i Carabinieri una suggestiva installazione realizzata da studenti e docenti dell’istituto sul tema della violenza di genere

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