Lo spaccio di droga e i matrimoni finti sono solo alcune delle accuse rivolte ai componenti del clan Belforte e Mazzacane, incastrati dalle intercettazioni dei carabinieri di Marcianise. Tra questi, c’è anche un gestore di un’oreficeria che ha chiesto aiuto ad un amico motociclista per far rimanere in Italia una donna cubana con cui aveva intrecciato una relazione. In cambio, avrebbe versato 4mila euro al finto marito e 500 o mille euro agli intermediari. Dopo qualche giorno, il matrimonio è stato celebrato al Comune di Marcianise. Ma la maxi-ordinanza rivela anche un traffico di droga che si sviluppava da Marina di Camerota fino a Milano e l’imposizione a una ditta di pulizie di assumere una donna di una famiglia mafiosa. Minacce ed estorsioni erano all’ordine del giorno per il gruppo Belforte dei Mazzacane, come la richiesta di pizzo avanzata da Salvatore Iovinella ad un imprenditore. Inoltre, Giovanni Buonanno avrebbe minacciato il collaboratore di giustizia Claudio Buttone per indurlo a rendere false dichiarazioni nel processo che si stava svolgendo davanti alla Corte di Assise di Appello di Napoli sull’omicidio di Andrea Biancur. La droga veniva spesso comprata a Marina di Camerota. La consorte di uno dei presunti spacciatori ha dichiarato ai carabinieri di aver capito che anche suo marito voleva svolgere questa attività a Milano. Il giudice ha quindi trasmesso gli atti alla Procura di Milano. In ogni caso, le accuse rivolte al clan Belforte e Mazzacane sono molte e ora dovranno essere valutate dalla giustizia.

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