“Criticità sanitarie e mancanza di personale penitenziario”
Ogni volta che visito il carcere di Bellizzi Irpino, mi vengono in mente i tempi degli anni ’80, quando ho iniziato qui la mia attività di volontariato. Lo dico per ricordare a me stesso l’importanza della continuità di coloro che si occupano della comunità penitenziaria, sia che si tratti dei detenuti che del personale penitenziario. Se i primi stanno bene, anche gli altri staranno bene. In questo senso, la carenza di 84 unità di agenti di polizia penitenziaria, psichiatri e operatori socio-sanitari impedisce l’efficace attuazione del dettato costituzionale del reinserimento sociale dei detenuti, come citato all’articolo 27 comma 3 della Costituzione, e il diritto alla salute delle persone, che è un diritto fondamentale, come scritto all’articolo 32 della Costituzione. Queste sono le parole del Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, al termine della sua visita al carcere di Bellizzi Irpino, dove ha anche svolto decine di colloqui sia nella sezione femminile che in quella maschile, accompagnato dalla nuova Direttrice dell’Istituto Laura Abruzzese e dalla Vice comandante Stefania Cucciniello. Insieme al Garante era presente anche il volontario Padre Marco Masi, sacerdote missionario passionista.
Attualmente, nel carcere di Bellizzi Irpino ci sono 558 detenuti, di cui 25 donne e 2 detenute semilibere.
Il Garante Ciambriello conclude così: “Ci sono detenuti che hanno bisogno di un psichiatra che non c’è, detenuti che hanno bisogno di visite mediche e specialistiche che non vengono effettuate, detenuti che hanno bisogno di una Direzione sanitaria stabile che non c’è. Il rischio è che si entri in carcere perché si è commesso un reato e che si esca dal carcere avendo subito dallo Stato un reato o un’ingiustizia o una cattiva gestione della salute”.