Siamo arrivati alla fine dell’anno e come spesso accade è tempo di fare bilanci. Dal punto di vista psicologico, il momento dei bilanci è molto importante perché ci permette di fermarci a riflettere su noi stessi e, se affrontato nel modo giusto, ci aiuta a capire quali buoni propositi dobbiamo mettere in atto per contribuire al benessere collettivo.

Se anche tu, lettore, stai per fare il bilancio di fine anno, ti invito a leggere una vecchia poesia del grande Totò intitolata “Chi è l’uomo?”. È stata scritta negli anni ’60, ma è mai attuale come in questo momento, perfetta per descrivere lo scenario desolante attuale. Non è una poesia d’amore, ma la sua visione filosofica della vita, che solo un animo raffinato può fare per dipingere la realtà umana con maestria.

Totò inizia la poesia dicendo di non essere un grande uomo né uno scienziato. Non ha frequentato la scuola e nessuno l’ha mandato. Si chiede se sia intelligente e se lo siete voi a giudicarlo. È nato a Napoli, ma cosa può sapere? Appartiene alla massa, quella folla di persone che non capisce proprio il resto del mondo.

Ma Totò dice di potervi dire una cosa: vivendo notte e giorno in questo paese, ha imparato qualcosa, qualcosa che si chiama umanità. Non sa né leggere né scrivere, è un onesto cittadino analfabeta, ma può parlare su un argomento che sicuramente vi può interessare: chi è l’uomo.

L’uomo è un burattino di carne, con sangue e cervello, che prima di venire al mondo (cioè su questa terra) la madre natura, che è sempre prevalente, ha messo dentro l’anima, cucito nel cuore, una radice con dentro tanti e tanti pupazzetti che conosce: il marioncello, una strega di Benevento, uno scienziato atomico con una faccia sgradevole, un bel capo di Stato vestito da Pulcinella, cortigiani, accette, strummoli e qualche sciabbulella.

Pensando che il burattino diventa uomo, se vuole divertirsi, può farlo. Come? Scegliendo tra tutti i pupazzetti che ha dentro la radice, quello che gli piace di più.

Poi sente dire: “Hanno arrestato tale! Era uno senza scrupoli: rubava denaro pubblico. E i treni non camminano? È stato apposta che si siano fermati?”. Chi tiene in mano la sciabbulella si è divertito. Lo scienziato atomico che tiene stretta la bomba fa tremare il popolo. E se adesso la lancia? Guardate che disgrazia se la sciabbulella afferra un capo che è lunatico: ti fa scoppiare una guerra.

Senza pensare al popolo: mamme, mogli e figlie, che piangono tante lacrime. Le famiglie sono distrutte! A questi pupazzi di carne infuocata avremmo dovuto insegnare con la frusta, oppure, la madre natura prevalente, avrebbe fatto tornare un Masaniello.

Ma le cose no… non cambiano e ve lo dico io perché: noi siamo tante pecore… facciamo sempre “mbee”.

In questa poesia, Totò descrive la natura umana come una massa di persone che non pensa, non agisce e non si ribella alle ingiustizie. Siamo tutti burattini nelle mani di qualcuno, incapaci di fare la differenza.

Questa poesia ci invita a riflettere sul nostro ruolo nella società e a prendere coscienza del nostro potere di agire per il bene comune. È un invito a non essere pecore ma a essere persone consapevoli, responsabili e attive.

Fare il bilancio di fine anno non significa solo guardare indietro e valutare gli errori commessi, ma anche pensare a come possiamo migliorare e fare la differenza nel futuro. Che sia l’anno nuovo l’occasione per mettere in pratica i buoni propositi e contribuire al benessere collettivo.

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