Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Regione Campania con delega all’ambiente, ha risposto all’interrogazione della consigliera Marì Muscarà sulla situazione dei rifiuti italo-tunisini protagonisti di una inchiesta internazionale. Tre domande soprattutto sui costi che la Regione ha sostenuto per la gestione dei rifiuti al centro dell’inchiesta della Procura di Potenza con il coinvolgimento di tre funzionari regionali. L’unico arrestato dei tre è stato il 66enne Vincenzo Andreola, originario di Aquara, per il quale erano stati disposti i domiciliari e che il Riesame ora ha revocato. Marì Muscarà è stata la prima persona che ha raccolto la richiesta di aiuto del parlamentare tunisino Karbai in merito all’arrivo dei rifiuti in Tunisia (erano partiti dalla Sra di Polla) e l’ex grillina ora indipendente aveva presentato una serie di solleciti già nel 2020. Sui costi finora sostenuti dalle casse della Regione Bonavitacola ha così risposto: «Al fine di consentire lo svolgimento delle attività connesse alla gestione dei 213 container contenenti il quantitativo di 6mila tonnellate di rifiuti spediti illegalmente in Tunisia – spiega il vice presidente – i costi sostenuti e rendicontati saranno recuperati dalla Regione mediante l’escussione delle polizze fidejussorie presentate dalla Sra a garanzia del buon fine del trasporto transfrontaliero, per un importo di circa 7 milioni di euro. Ad oggi i costi sostenuti dalla Regione ammontano a un milione 750mila euro».

Inoltre da alcuni giorni è stato attivato l’iter per lo smaltimento dei rifiuti ancora presenti nell’area militare di Serre dopo il dissequestro disposto dalla Procura di Potenza in seguito al risultato della caratterizzazione degli stessi e all’arresto di nove persone (più sette persone indagate e quattro aziende nei guai). «Con decreto dirigenziale del 29 febbraio – la Regione ha risposto alla Muscarà – si è provveduto ad approvare gli atti di gara per l’affidamento del servizio a carico trasporto e conferimento a impianti di recupero e il quadro economico complessivo ammonta a 1 milione 800mila euro». Altro dubbio avanzato dalla Muscarà riguardava la richiesta di politici e ambientalisti tunisini di far rimpatriare i rifiuti andati in fiamme nell’azienda Soreplast due anni fa e ancora lì conservati. «Nell’accordo di cooperazione con la Tunisia – ha aggiunto Bonavitacola – l’argomento del possibile rientro dei rifiuti bruciati a Sousse è demandato a una fase successiva. Ogni attività potrà avvenire solo a ultimazione della completa rimozione dei rifiuti presenti a Persano e la contabilizzazione dei costi sostenuti e previa verifica sul corpo dei rifiuti in ordine alle caratteristiche chimico fisiche e di pericolosità per individuarne la conseguente gestione». «La Regione Campania è stata protagonista di questa vicenda – commenta la Muscarà – Controllerò i numeri snocciolati dalla Regione Campania, ma di certo non sono cifre convincenti. Si parla di 7 milioni di euro, ma è un numero bassissimo anche solo in base a quanto richiesto dalle autorità tunisine (diverse decine di milioni di euro, ndr)». Inoltre anche l’Arkas, proprietaria dei container, aveva chiesto un risarcimento di 10 milioni di euro alla Regione Campania, al ministero dell’Ambiente italiano e alla Sra. «Di certo la Regione nonostante i campanelli di allarme si è girata dall’altra parte dal 2020 chiudendosi a riccio», chiosa la consigliera. In merito all’avvio della procedura di smaltimento dei rifiuti arrivano anche alcune reazioni politiche. «La decisione arriva dopo due anni di pressioni e segnalazioni da parte nostra, nonché delle interrogazioni del consigliere regionale Michele Cammarano. È un passo importante verso la risoluzione di una problematica che ha coinvolto non solo Serre, ma anche i comuni limitrofi». A dirlo è la coordinatrice provinciale del Movimento 5 stelle Virginia Villani. «Ci sono voluti due anni ma finalmente la vicenda dei rifiuti a Serre sembra volgere verso la conclusione»: così Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Lega. «La nostra battaglia ha dato i suoi frutti e assistiamo, seppur con grave ritardo, a una svolta da parte della Regione, che ha avviato la procedura di gara per affidare lo smaltimento dei materiali. Lo smaltimento – conclude – non sarà oltretutto indolore, in quanto costerà quasi due milioni di euro».

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