Cinque detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere sono stati accusati di aver avuto contatti con l’esterno e di aver fatto uso di cellulari non consentiti. La Procura ha emesso il decreto che dispone il giudizio per queste persone di origine siciliana e calabrese. L’indagine è partita nel 2020 dopo il ritrovamento dei cellulari da parte della Polizia penitenziaria e grazie alle intercettazioni è stato possibile identificare tutti i detenuti coinvolti.

L’attività investigativa è stata chiusa mesi fa dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha richiesto il rinvio a giudizio dei detenuti davanti al giudice per le indagini preliminari. Tuttavia, il difensore di tre imputati ha sollevato una questione preliminare, sostenendo che il reato di accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti non doveva passare per l’udienza preliminare ma attraverso decreto di citazione a giudizio come previsto dal Codice di rito.

Questo caso di cellulari trovati in carcere non è un caso isolato in Campania, dove la polizia penitenziaria sequestra regolarmente cellulari e droga dietro le sbarre, spesso introdotti con l’uso di droni. La lotta contro la criminalità organizzata all’interno delle carceri rimane un problema costante che richiede un’azione decisa da parte delle autorità competenti.

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