Il processo contro Eugenio Ossani, accusato per il ferimento di Alessandro D’Abundo, è giunto alla sentenza di primo grado. La decisione del giudice è stata amara per l’imputato, ma giusta per la vittima che, a seguito di una caduta dalla balaustra del Punta Molino, ha subito danni irreparabili. La vicenda è stata seguita con attenzione durante il processo che si è svolto presso la Sezione Distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli. Il verdetto ha visto Ossani condannato a un anno di reclusione, oltre al risarcimento del danno in favore della parte civile, da liquidarsi in separata sede. Inoltre, Ossani e il responsabile civile, la società Punta Molino Alberghi srl, sono stati condannati al pagamento di una somma previsionale in favore delle parti civili.

La storia di Alessandro inizia quattro anni fa, quando, durante un ricevimento, cade dalla balaustra della terrazza dell’albergo dopo un bacio con la sua ex compagna. Da quel momento, la sua vita cambia radicalmente: costretto su una sedia a rotelle, deve abituarsi a una vita completamente diversa da quella che aveva vissuto fino ad allora. Alessandro è stato presente a tutte le udienze del processo, testimone di ricostruzioni che sembravano incredibili.

Durante il dibattimento, i giudici hanno sequestrato l’area della terrazza e il pezzo di ferro della balaustra per comprendere meglio la dinamica dei fatti. Il tribunale ha ascoltato le parole della fidanzata di Alessandro, che ha ricostruito l’accaduto, e le tesi della difesa, secondo cui il bacio della coppia avrebbe causato il cedimento della balaustra. Il tribunale ha confermato la responsabilità di Ossani, che ha causato danni fisici irreversibili alla vittima.

In conclusione, la sentenza di primo grado ha riconosciuto la colpevolezza di Ossani e ha stabilito il risarcimento del danno in favore della parte civile. La storia di Alessandro è un monito per tutti coloro che trascurano la sicurezza e la manutenzione delle strutture pubbliche e private, mettendo a rischio la vita dei cittadini.

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