Vincenzina Dipino è tornata a Ravello dopo aver scontato la sua condanna per l’omicidio di Patrizia Attruia. La donna, condannata a quattordici anni e due mesi, sconterà la restante parte della pena in affidamento in prova al servizio sociale. Vivrà presso l’abitazione del cugino Gregorio Gallo, che è anche titolare di una struttura extralberghiera dove lavorerà come colf. L’unica restrizione per Enza è l’obbligo di rimanere a casa dalle 20 alle 7 del giorno successivo.

Secondo il Tribunale di Sorveglianza di Salerno, Vincenzina ha mantenuto una condotta regolare durante la sua permanenza in carcere. È stata educata, rispettosa dei ruoli e ha saputo integrarsi con le altre detenute. Ha frequentato l’istituto alberghiero e ha lavorato con impegno e responsabilità per le pulizie della casa circondariale. Questo le ha permesso di ottenere numerosi permessi.

Vincenzina è stata adottata da una coppia di Ravello quando aveva nove anni. I suoi genitori adottivi erano una madre casalinga e un padre contadino. Non le hanno fatto mancare nulla, tranne la libertà. Solo da adulta ha realizzato la mancanza di libertà che ha vissuto. Dopo la morte dei suoi genitori, ha iniziato a conoscere il mondo esterno.

Nell’inverno del 2015, Vincenzina ha accolto in casa il suo ex compagno di scuola, Giuseppe Lima, e la sua compagna Patrizia. I tre hanno iniziato a convivere in un contesto di ambiguità relazionale. Vincenzina aveva una relazione sentimentale con Giuseppe, che ha portato alla gelosia di Patrizia. Dopo un’ennesima lite, Giuseppe ha ucciso Patrizia con violenza. Il cadavere è stato nascosto in una cassapanca nell’appartamento. La morte di Patrizia è stata scoperta solo il giorno successivo.

Oggi, a 59 anni, Vincenzina inizia una nuova vita con vista mare. Durante la sua permanenza in carcere, ha capito che l’isolamento che ha vissuto da adolescente l’ha condizionata nella sua maturità. Con queste consapevolezze, Vincenzina potrà finalmente vivere senza paure. È finalmente libera.

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