Il processo sulla morte di Giuseppe Capone, il giovane medico travolto e ucciso ad Aversa nel gennaio del 2019, si avvia alle battute finali. L’imputato per la sua morte è un 23enne normanno, la cui requisitoria del pm è prevista per mercoledì 14 febbraio presso il tribunale di Napoli Nord. Le accuse mosse al giovane sono di omicidio stradale e omissione di soccorso, per non essersi fermato a prestare assistenza secondo l’articolo 189 del Codice della strada.

La tragedia si è consumata in via Salvo D’Acquisto, una zona centrale di Aversa. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 23enne, all’epoca dei fatti diciottenne, stava viaggiando ad una velocità superiore ai 70 chilometri orari in un’arteria con limite di velocità di 30 chilometri orari, a bordo di una Mini Cooper con una potenza superiore a quella consentita per i neo patentati. L’incidente mortale è avvenuto proprio vicino alle strisce pedonali: la vittima stava tornando a casa quando è stata travolta dall’automobile, facendo un volo di diversi metri prima di cadere a terra. Purtroppo, per lui, non c’è stato nulla da fare.

Si tratta di un caso molto triste che mette in evidenza l’importanza di rispettare le regole del codice della strada e di prestare soccorso in caso di incidenti. Speriamo che la giustizia sia fatta e che questo processo possa portare a una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte di tutti i guidatori. È fondamentale ricordare che la vita delle persone è molto più importante della fretta o della voglia di correre.

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