Il recente attacco mortale di alcuni cani pitbull contro un bambino a Campolongo di Eboli ha portato alla ribalta il problema di questa località, da sempre caratterizzata dalla clandestinità locale e internazionale, dal caporalato e dal coinvolgimento di famiglie mafiose. La lotta contro questi fenomeni è stata poco incisiva, e la zona è diventata teatro di delitti e crimini organizzati.
La vicenda ha suscitato l’interesse dei media regionali e provinciali, che hanno evidenziato le condizioni disagiate di vita e ambientali di questi luoghi. Tuttavia, recentemente è emersa un’iniziativa positiva: la creazione di un presidio democratico aperto agli immigrati e alla comunità da parte della FLAI CGIL.
Ma sarà sufficiente questa iniziativa per risolvere i problemi di Campolongo? Forse un approccio più approfondito e una maggiore conoscenza del fenomeno della clandestinità potrebbero essere utili. Il libro “Fuori dalla clandestinità” dell’avvocato Salvatore Memoli potrebbe offrire spunti interessanti, considerando il suo studio sulla zona e il suo coinvolgimento con la comunità locale.
Riflettere sul passato e sulle esperienze passate potrebbe essere un passo importante per affrontare il presente e cercare soluzioni concrete per migliorare la vita a Campolongo. È necessario evitare facili generalizzazioni e affrontare la realtà con attenzione e impegno. Campolongo potrebbe non essere solo un ghetto, ma è importante agire per cambiarne la percezione e migliorarne le condizioni di vita.