NAPOLI. Oscar Pecorelli, nonostante la lunga detenzione, continuava a dirigere il clan dal carcere di Opera, impartendo ordini ai suoi fedelissimi tramite un telefono non autorizzato e successivamente tramite email. Grazie alla sua compagna Mariangela Carrozza, gestiva un impero economico con aziende attive nel settore dei pellami e della logistica, controllando anche aziende formalmente gestite da affiliati del clan Lo Russo.

Tuttavia, Pecorelli non aveva considerato che gli investigatori lo stavano monitorando da tempo. Così, ieri mattina è stata eseguita un’operazione contro 37 indagati, accusati di vari reati tra cui estorsione, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di false fatture, con l’aggravante del metodo mafioso.

Pecorelli gestiva segretamente tre società e una ditta individuale, veicolando direttive per reimpiegare capitali illeciti e concedendo prestiti a tassi usurari a imprenditori in difficoltà. Sono stati sequestrati otto immobili, 12 lotti di terreno, cinque complessi aziendali, due auto, un ciclomotore e 90 rapporti finanziari per un valore stimato di circa 8 milioni di euro.

Dalle indagini emerge che il clan Lo Russo era attivo in diversi settori economici, tra cui il turismo. Pecorelli risultava essere il proprietario di un immobile adibito ad affitto turistico vicino all’aeroporto di Capodichino.

Inoltre, Pecorelli e altri due individui avrebbero evaso le imposte utilizzando fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di 7,5 milioni di euro. Le ditte coinvolte erano riconducibili al boss Pecorelli. L’impero creato dal clan è stato smantellato dalla guardia di finanza.

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