I residenti di via Antica Belvedere a Cardito hanno vissuto una vera e propria scena di guerra domenica mattina. Un’auto è stata lanciata a tutta velocità contro il cancello d’ingresso del civico 30, sfondandolo. Dal veicolo sono scesi in quattro, armati di micidiali fucili mitragliatori Kalashnikov. I poliziotti hanno rinvenuto più di venti bossoli calibro 7,62. Si trattava di un’arma da guerra, probabilmente uno dei fucili di fabbricazione russa tanto amati dalle organizzazioni criminali.

L’utilizzo dell’auto come ariete indica che il commando aveva pianificato attentamente l’azione ed era disposto a tutto pur di portarla a termine. La scelta dell’arma dimostra che non si voleva solo intimidire ma anche compiere un gesto eclatante. Dai primi accertamenti è emerso che all’interno dell’immobile c’era un trentatreenne pregiudicato per riciclaggio, ma non organico a sodalizi camorristici che operano nella zona.

La zona è saldamente controllata da chi ha preso il posto del vecchio boss Francesco Pezzella, meglio noto con il soprannome di “pan ‘e ran”. La sua uscita di scena non ha alterato gli assetti come dimostra il fatto che solo pochi mesi fa due esattori del sodalizio sono stati arrestati.

L’episodio di Cardito assume contorni ancora più inquietanti per la disponibilità di armi da guerra da parte della criminalità organizzata che opera in questa porzione di territorio. Negli ultimi anni ci sono state guerre di camorra particolarmente feroci come la cosiddetta “faida dei bruciati”, uno scontro brutale cui parteciparono anche i boss di Cardito.

Svelare il movente del raid significherebbe arrivare all’identificazione dei responsabili. Gli investigatori sono preoccupati dalla disponibilità di armi da guerra da parte della criminalità organizzata. La zona non deve più essere teatro di violenza camorrista, ma un luogo sicuro in cui vivere.

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