“Voglio giustizia per mia figlia”. Questo è l’appello della madre di Maya Gargiulo, la 15enne napoletana che è stata investita l’8 agosto 2020 mentre attraversava la strada con un’amica in via Giovanni Gussone, a pochi metri da via Foria. L’impatto con una Smart guidata da un 21enne, all’incrocio con via Bernardo Tanucci, ha ferito gravemente l’amica e è stato fatale per Maya, che è morta sul colpo. Da allora, il ricordo della giovane è rimasto vivo non solo per i familiari, ma anche per i suoi compagni di scuola e gli amici del quartiere, che le hanno dedicato pagine sui social e iniziative commoventi. Tra sit-in con il lancio di palloncini in suo onore e la raccolta di bigliettini con pensieri da inviarle, sono stati molti i modi per mantenere vivo un legame di amicizia definito “speciale e profondo” dai suoi coetanei che non l’hanno mai dimenticata.

Qualche giorno fa, in occasione dell’anniversario della tragedia, Maya è stata nuovamente ricordata con affetto e amicizia sui social, dove amici e conoscenti hanno scritto messaggi e dediche per lei. A tre anni dalla tragedia, che ha portato alle proteste degli amici e dei parenti di Maya per sensibilizzare sulla sicurezza stradale in città, il processo legale non si è ancora concluso. “Aspettiamo da tre anni che sia fatta giustizia, ma temiamo che non sarà così” confessa la madre di Maya, Daniela Pennino, al giornale Il Mattino. A chi rivolge il suo appello? “Alle istituzioni e ai giudici affinché sia fatta giustizia e non debba trascorrere altro tempo. Sono tre anni che, insieme agli altri familiari, aspettiamo la conclusione del processo affinché chi è stato responsabile della morte di Maya paghi le conseguenze. Ho subito un lutto per la perdita di mia figlia, ma questa attesa è come morire una seconda volta e sarà così anche se non ci sarà una punizione adeguata per chi ha commesso un omicidio”. Non considera quanto accaduto un incidente stradale? “Gli incidenti stradali purtroppo accadono e non sempre c’è una responsabilità da parte di chi li causa, ma nel caso di mia figlia non la penso così”. Come sono andati i fatti? “L’auto stava procedendo dritto e le ragazze stavano attraversando sulle strisce pedonali, anche se era notte e l’illuminazione poteva essere limitata, è impossibile che non siano state viste. Lascio fare alla giustizia il suo corso, ma sono convinta che alcuni investimenti siano equivalenti a uccidere le vittime, proprio come è successo a mia figlia”.

Cosa la preoccupa di più? “Mi preoccupa la possibilità che ci possa essere un patteggiamento e che chi è stato responsabile dell’accaduto non debba scontare la pena. I fatti sono che una ragazza di 15 anni non potrà mai più crescere e avere un futuro. Spero che nel prendere decisioni su questo processo ci sia sensibilità e la capacità di comprendere il dolore che è stato causato a tutta la famiglia di Maya. Spero di non rimanere delusa dalla giustizia”. Come sono stati questi tre anni per lei? “Dopo la morte di Maya, sono stata contattata dalla famiglia dell’investitore. All’inizio mi hanno chiesto scusa e mi hanno espresso il loro cordoglio per il dolore causato, ma successivamente il loro atteggiamento è cambiato completamente, come se fossero diventati loro le vittime della situazione”. Per quale motivo secondo lei? “Sinceramente non lo so. In ogni caso, credo che la legge dovrebbe adeguarsi e proteggere veramente le famiglie di chi ha perso un figlio o un parente a causa di un investimento. Ma devo dire che ciò che mi ha fatto andare avanti in questi tre anni, oltre all’amore e alla cura del mio secondo figlio, il fratello di Maya, è la volontà di ottenere giustizia per mia figlia. Una giustizia che devo ottenere, lo devo anche a lei. Non è giusto che chi le ha strappato la vita continui a vivere come se nulla fosse successo”. Le amiche di Maya sono ancora molto presenti nella sua vita? Vi incontrate spesso? “Avevo un bellissimo rapporto con tutte le amiche di mia figlia quando Maya era viva e continua ad essere così, anche con le loro famiglie. Ci sentiamo e ci vediamo molto spesso. Lei era amata da tutti e dopo la tragedia, molti amici si sono tatuati il suo nome e ogni giorno mi fanno sentire la loro vicinanza. Ci sentiamo al telefono e ci videochiamiamo. Come me, anche loro si aspettano che sia fatta giustizia e, nel loro caso, essendo così giovani, è ancora più importante l’esempio che lo Stato dovrebbe dare responsabilizzando chi commette errori”. Dal agosto 2022 ad oggi, ci sono stati 10 investimenti mortali di pedoni a Napoli. Cosa ne pensa? “Serve una maggiore sicurezza stradale e sono sempre più convinta che l’automobile sia come una pistola pronta a sparare. Per questo, credo che la legge debba cambiare anche per quanto riguarda l’età minima per conseguire la patente, visto che a 18 anni probabilmente non si è ancora abbastanza maturi, soprattutto nella società di oggi. Anche io sono stata investita due volte mentre ero in bicicletta. Pratico il ciclismo e faccio parte di un gruppo di ciclisti, ma posso dire che Napoli è una città molto pericolosa a causa della mancanza di piste ciclabili e, in generale, della mancanza di sicurezza stradale, a cominciare dalle condizioni delle strade”. Un ricordo di Maya. “Maya era una ragazza brava, semplice e senza preoccupazioni. La ricordo sempre con le sue scarpe da ginnastica e i pantaloncini, ma soprattutto con il suo sorriso per tutti. Aveva tanti amici che la amavano e la amano ancora molto. Amava gli animali e aveva passione per il calcio e la danza. Maya era una quindicenne piena di sogni che non potranno mai realizzarsi”.

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