La Cassazione conferma la condanna per Domenico Spenuso, noto come ‘alis o’ vaccaro’, cognato del boss Massimo Perrone: è il custode delle armi del clan.

La sesta sezione della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Napoli che ha rideterminato la pena a 8 anni per Spenuso, ritenuto responsabile del reato di partecipazione all’associazione mafiosa conosciuta come ‘nuova gerarchia del clan dei Casalesi’, diretta dal cognato Massimo Perrone e operante a Sant’Antimo. ‘Alis o’ vaccaro’ aveva il compito specifico di nascondere e custodire le armi destinate alle azioni del gruppo camorrista nella sua abitazione.

Il ruolo di Spenuso è stato delineato dai pentiti Antimo Di Donato e Luigi Moschino, che lo hanno indicato come colui che riceveva e custodiva le armi a disposizione del clan a partire dal 2017. Dichiarazioni supportate da intercettazioni ambientali e telefoniche tra Moschino e Vittorio Giarnieri, che si recavano alla base logistica costituita dalla casa di Spenuso per prelevare un’arma e munizioni, e tra Perrone e Moschino che menzionavano una pistola detenuta dal ‘vaccaro’.

Nel suo ricorso, il legale di Spenuso ha contestato la sentenza sostenendo la violazione di legge e il difetto di motivazione riguardo alla partecipazione all’associazione camorristica, sostenendo che non vi fosse prova dell’effettiva appartenenza al clan. Tuttavia, la Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che le conversazioni intercettate tra i membri del clan, compreso il cognato di Spenuso, sono elementi di prova significativi che confermano il ruolo dell’imputato come custode delle armi per conto e nell’interesse del gruppo.

Questa decisione conferma la posizione di Spenuso come parte integrante dell’associazione camorristica, dimostrando la sua complicità nelle attività criminali del clan dei Casalesi.

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