Le donne italiane si stanno mobilitando a livello nazionale e provinciale per protestare contro la nuova norma introdotta dal governo sull’aborto volontario. La segretaria provinciale confederale Fp Cgil, Antonella Rubbo, ha commentato l’ingresso dei gruppi pro-life nei consultori, sottolineando che questa decisione rappresenta un attacco ai diritti delle donne. Secondo Rubbo, la scelta di ricorrere all’aborto è personale e non dovrebbe essere influenzata da pressioni esterne. La presenza di associazioni pro-vita nei consultori potrebbe spingere le donne a cercare soluzioni illegali e mettere a rischio la loro salute.

Attualmente, presso il Rummo, è attivo il servizio per l’interruzione volontaria di gravidanza, che viene utilizzato da molte donne tra i 18 e i 40 anni. La Cgil si è espressa duramente contro l’ingerenza dei pro-life nei consultori, sottolineando che è preferibile evitare che nascano bambini non desiderati, che potrebbero essere vittime di maltrattamenti. La legge 194/78 è stata introdotta per garantire un’alternativa sicura all’aborto clandestino e promuovere il rispetto dell’autogestione delle donne.

La storia delle mammane e dei medici che praticavano aborti clandestini negli anni ’70 ci ricorda i rischi e le conseguenze nefaste di queste pratiche illegali. La presenza dei pro-life nei consultori potrebbe far ripiombare le donne in queste situazioni pericolose. È importante garantire alle donne il diritto di scegliere liberamente, senza subire pressioni esterne.

I casi di cronaca che coinvolgono donne che hanno commesso gesti estremi a causa di gravidanze indesiderate ci ricordano l’importanza di fornire alle donne un sostegno adeguato e rispettare il loro diritto all’autodeterminazione. È fondamentale che i consultori rimangano luoghi sicuri e accoglienti per tutte le donne che cercano informazioni e supporto in merito all’aborto volontario.

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